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Libro su Messaggi di  Padre Pio dall'al di là:

( della Associazione Co.n Padre Pio Ilaria onlus )

 

Padre Pio

 

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Cenni biografici

 

 

 

 

 

Padre Pio

Cenni biografici

Padre Pio, al secolo Francesco Forgione, nasce il 25 maggio 1887 alle 5 del pomeriggio a Pietrelcina, un paese che dista 13 Km da Benevento.

Il padre è Grazio Forgione ed aveva 27 anni, la madre Maria Giuseppa Di Nunzio quasi 28 e si erano sposati l'8 giugno 1881 ed erano già nati tre figli Michele, Francesco e Amalia ma solo Michele era sopravvissuto. Al quarto figlio viene dunque dato nuovamente il nome di Francesco, nome appropriato, perchè  proprio del grande santo quel bambino seguirà le orme come figlio dello stesso ordine diventando Cappuccino, seguendo come lui in povertà e sofferenza il Cristo, fino a ricevere impressi sul proprio corpo gli stessi segni della passione.

Dopo nasceranno gli altri figli Felicita, Pellegrina, Grazia e Mario, il quale però vivrà solo undici mesi.

All'età di 5 anni cominceranno le sue estasi ed apparizioni, come riferito dal suo confessore Padre Agostino. A 6 anni comincia ad aiutare il padre portando le pecore al pascolo a Piana Romana, dove avevano una masseria.

Il 6 gennaio 1903 lascia Mamma Peppa e la famiglia per entrare come novizio nel convento di Morcone. Il 25 gennaio 1904 fra Pio si trasferisce a Sant'Elia a Pianisi per gli studi di filosofia, corso di retorica, per poi passare a metà ottobre del 1905 a San Marco La Catola e quindi a metà aprile 1906 ritornare a Sant'Elia a Pianisi per completare gli studi filosofici.Il 27 gennaio 1907 fa la professione solenne e a ottobre, dopo un breve passaggio per San Marco La Catola, viene inviato a Serracapriola, quini a Montefusco nel novembre 1908. In questo periodo riceverà a Benevento gli ordini minori (19 dicembre 1908) e il suddiaconato (21 dicembre 1908).

Ma già dal periodo del noviziato del 1903 cominciano gli strani malori che cresceranno e lo affliggeranno per tutta la vita , costringendolo a trascorrere lunghi periodi fuori del convento fino alla destinazione finale a San Giovanni Rotondo, convento che non lascerà mai più. Erano febbri molto alte, fino a 53 gradi centigradi e spesso oltre i 46, gravi problemi polmonari, fortissime emicranie, mal di stomaco e vomito che lo costringevano spesso a rifiutare il cibo o a mangiare pochissimo, reumatismi paralizzanti e forti dolori al petto. Si arriverà a ritenerlo ormai vicino alla morte. Sarà inviato più volte a casa per riprendersi e, quasi per inspiegabile prodigio, qui la sua salute si riprendeva quasi immediatamente, per poi peggiorare di colpo non appena rientrava in convento.

Gli anni trascorsi a casa saranno di grande intensità nel suo rapporto spirituale con Dio e con gli amici celesti con cui si intratteneva a lungo a dialogare. I sette anni trascorsi fuori dal convento dal 1909 al 1916 serviranno a formarlo nella solitudine, nella preghiera, nella sofferenza e nella tentazione. In questo periodo viene tormentato e percosso anche fisicamente dal nemico di Dio che a volte lui chiama Barbablù o cosaccio e Mamma Peppa a volte al mattino trova le tracce di quelle battaglie e di quelle percosse nella torretta in cui dormiva fra Pio e conserva tutto ciò silenziosamente nel suo cuore. Ma in quella torretta e sotto l'albero e nella capanna  nella sua campagna di Piana Romana, ci dice il suo più grande biografo Renzo Allegri, là a volte si radunava il paradiso e a volte si scatenava l'inferno. Là   avvengono i grandi mistici incontri e colloqui con gli amici celesti, che arriveranno di fatto ad impedire il rientro in convento nonostante i reiterati appelli all'obbedienza, cosa che Padre Pio riteneva sacra ed inviolabile, e nonostante le minacce di provvedimenti disciplinari e persino di espulsione dall'ordine. Ma ogni tentativo di rientro in convento lo faceva ripiombare in un gravissimo stato di salute che ne costringeva il rientro a casa. Era evidentemente volontà di Dio che in quel periodo fra Pio si formasse a Pietrelcina piuttosto che in un convento. E nei periodi che trascorreva in convento fra Pio era estremamente e rigidamente ligio alle regole ed in totale obbedienza. Ma Qualcuno, in quei sette anni che lo formeranno fortemente nello spirito, lo voleva là, a Pietrelcina, anche se molti confratelli mormoravano e criticavano, anche se alcuni superiori che gli erano stati meno vicini e che meno lo conoscevano lo richiamavano all'obbedienza e minacciavano provvedimenti. E proprio in quegli anni nel 1910 ci sarà la prima apparizione sul corpo di Padre Pio delle stimmate, come sarà confermato anche dall'arciprete Panunzio, che poi. anche per volere del frate che provava vergogna e si sentiva indegno di quel dono, diverrano invisibili ma sempre presenti con dolore e sofferenza, per tornare poi definitivamente visibili nel 1918 a San Giovanni Rotondo. In questi anni particolarmente vicino gli sarà il suo confessore Padre Agostino da San Marco in Lamis ed avrà anche l'affetto e la protezione del suo direttore spirituale e superiore provinciale Padre Benedetto. Ma era rimasto indietro negli studi e la salute peggiorava e si temeva che non riuscisse neanche a ricevere l'agognato sacerdozio. Così viene decisa la sua ordinazione sacerdotale che avvenne nel Duomo di Benevento il 10 agosto 1910. Poi ritorna a casa, ma l'immensa gioia è soffocata dalla grande sofferenza quando gli viene comunicato che non potrà confessare. Dirigere le anime e confessare era e sarà per sempre la sua grande missione, il desiderio della sua vita. Immaginate che strazio e che sofferenza. Dopo tanto pregare ed implorare i superiori e dopo aver recuperato negli studi finalmente nel 1914 inizierà a confessare. In questi anni sarà inoltrato anche contro di lui un provvedimenti di exclaustrazione con cui veniva messo fuori dall'ordine, ma, come gli aiutatori celesti gli avevano preannunciato, le carte non riusciranno a fare il loro corso ed alla fine sarà la stessa Santa Sede a prendere la decisione che Padre Pio doveva restare nell'ordine anche se impossibilitato a restare in convento.

Ma un altro incubo si affaccia nella vita di Padre Pio: il 24 maggio 1915 l'Italia entra in guerra, la prima grande e terribile guerra mondiale. ed i giovani vengono chiamati per andare al fronte. Saranno tre anni di angoscia. Nonostante la malattia ed i gravi problemi polmonari riscontrati anche nelle visite mediche a cui dovrà periodicamente sottoporsi non viene esonerato e per un certo periodo sarà costretto a togliere l'abito francescano ed entrare in caserma a Napoli nel servizio sanitario: una esperienza che sente con molta più sofferenza di quella che provava con i dolori fisici. Probabilmente questa dell'incubo di dover partire per il fronte e di vivere in caserma privo dell'abito e delle sue funzioni sacerdotali facendo vita di caserma e quella  del periodo in cui gli sarà proibito di confessare e celebrare in pubblico a San Giovanni Rotondo saranno le due esperienze più terribili della sua vita, sofferenze spirituali che sentirà come atroci ed immani, infinitamente più gravose di quelle stesse sofferenze fisiche che erano e saranno ancor più tanto grandi che a fatica si riesce a trovare, nella storiua dell'umanità, un altro simile esempio. Il 15 marzo 1918 finalmente verrà definitivamente esonerato e, dopo un passaggio da Pietrelcina, ritornerà al convento di San Giovanni Rotondo.

Il 16 febbraio 1916 aveva infatti, in obbedienza ai superiori, lasciato Pietrelcina per il rientro definitivo al convento di Sant'Anna a Foggia; il 28 luglio 1916 per la prima volta sale a San Giovanni Rotondo con un confratello per qualche giorno per poter respirare meglio e trovare un po' di refrigerio; egli infatti pativa molto per il caldo. Qui ritornerà il 16 gennaio 1917 e poi, tra visite per l'esonero militare e convalescenze farà ritorno il 18 marzo 1818 dopo l'esonero definitivo. A metà aprile del 1918 uscirà per l'ultima volta dal convento di San Giovanni Rotondo per recarsi a San Marco La Catola; poi, rientrato a San Giovanni Rotondo quella sarà la sua dimora definitiva che non abbandonerà più, neanche dopo la sua morte, visto che sarà sepolto secondo le sue volontà, nella cripta sotto la chiesa del convento.

E proprio qui il 5 agosto 1918 riceverà la transverberazione , ossia la trafittura, dell'anima con ferita fisica al costato, che gli procura una immensa sofferenza, come si evince dal racconto che Padre Pio farà a Padre Benedetto:

"L'agonia va sempre e sempre più crescendo e non intende lasciare che un debole filo a cui è attaccata una misera esistenza... Io mi veggo semmerso in un oceano di fuoco. La ferita che mi venne riaperta sanguina e sanguina sempre. Essa sola basterebbe a darmi mille e più volte la morte. O Dio mio, perché non muoio? O non vedi che la stessa vita per l'anima che tu impiagasti le è di tormento?... L'eccesso del dolore che mi cagiona la ferita che è sempre aperta, mi rende furibondo contro mio volere, mi fa uscire fuori di me e mi porta al delirio e io mi veggo impotente a resistere..."

E proprio qui il 20 settembre 1918 riceverà definitivamente le stimmate come raccontato due giorni dopo dallo stesso Padre Pio per obbedienza al suo superiore:

"...Cosa dirvi a riguardo di ciò che mi dimandate, del come sia avvenuta la mia crocifissione? ...Era la mattina del 20 dello scorso mese in coro, dopo la celebrazione della Santa Messa, allorché venni sorpreso dal riposo, simile a un dolce sonno. Tutti i sensi, interni ed esterni, nonché le stesse facoltà dell'anima, si trovarono in una quiete indescrivibile. In tutto questo vi fu un totale silenzio intorno a me e dentro di me. Vi subentrò subito una gran pace e abbandono alla completa privazione del tutto e una posa nella stessa rovina. Tutto questo avvenne in un baleno. E mentre tutto questo si andava operando, mi vidi dinnanzi un misterioso personaggio, simile a quello visto la sera del 5 agosto, che differenziava in questo solamente perché aveva le mani e i piedi e il costato che grondava sangue. La sua vista mi atterrisce. Ciò che sentivo in quell'istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore, il quale me lo sentivo sbalzare dal petto. La vista del personaggio si ritira e io mi avvidi che mani piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che sperimentai allora e che vado sperimentando continuamente quasi tutti i giorni. La ferita del cuore getta assiduamente del sangue, specie dal giovedì sera fino al sabato. Padre mio, io muoio di dolore per lo strazio e per la confusione susseguente che io provo nell'intimo dell'anima. Temo di morire dissanguato, se il Signore non ascolta i gemiti del mio povero cuore col ritirare da me questa operazione. Mi farà questa grazia Gesù che è tanto buono? Toglierà almeno da me questa confusione che io sperimento per questi segni esterni? Innalzerò forte la mia voce a lui e non desisterò dallo scongiurarlo affinché per sua misericordia ritiri da me non lo strazio, non il dolore, perché lo veggo impossibile, io sento di volermi inebriare di dolore, ma questi segni esterni che mi sono di una confusione e di una umiliazione indescrivibile e insostenibile.Il personaggio .... non è altro che quello stesso di cui vi parlai nell'altra mia, visto il 5 agosto."

All'inizio si riuscirà a tenere nascosto l'accaduto, ma poi la notizia trapelerà, vi saranno articoli sui giornali, inizieranno i pellegrinaggi da luoghi vicini e lontani. Le stimmate, la lunga celebrazione della Messa in cui rivive il calvario, la facoltà di leggere nei cuori e nelle anime, le giornate intere senza posa a confessare e a fare direzione spirituale sia con i suoi figli e figlie spirituali sia con i tanti pellegrini accorsi, la voce sempre più frequente di continui miracoli e guarigioni che vengono operate dal frate, il clero locale ed il vescovo di Manfredonia mons. Gagliardi, la Chiesa stessa divisa nei suoi ministri anche di alto livello tra favorevoli e contrari, tutto ciò porterà all'inizio della persecuzione ed alla condanna del Sant'Uffizio del 5 luglio 1923. Molto peso avrà anche la testimonianza di Padre Agostino Gemelli, ora salito agli onori dell'altare, ed allora molto stimato dalle alte gerarchie il quale si incontrò con Padre Pio il 19 aprile 1920: un incontro in cui Padre Pio fu alquanto spiccio e brusco a detta dei frati presenti, che avvenne dopo la Messa del mattino in sacrestia e durò meno di un minuto. Padre Agostino Gemelli, che aveva chiesto di poter esaminare le piaghe ed a cui era stato posto il rifiuto perché non autorizzato, restò contrariato e tornato a Roma, pur non avendo mai esaminato le piaghe fece una relazione scientifica sulle stimmate, una relazione negativa. Accusato più avanti si difenderà dicendo era stato incaricato dall'autorità ecclesiastica senza specificare quale e che aveva accuratamente esaminato le stimmate. La duplice bugia peserà dinnanzi alla storia sulla figura di quell'uomo che poi salirà all'onore degli altari, le sue false relazioni frutto più delle sue congetture che della sua competenza ed osservazione scientifica peseranno invece come macigni sul futuro del frate di Pietrelcina e saranno lo strumento fornito al Sant'Uffizio per giustificare le condanne e persecuzioni successive. Padre Gemelli dirà nella sua diagnosi che « È un bluff... Padre Pio ha tutte le caratteristiche somatiche dell'isterico e dello psicopatico... Quindi, le ferite che ha sul corpo... Fasulle... Frutto di un'azione patologica morbosa... Un ammalato si procura le lesioni da sé... Si tratta di piaghe, con carattere distruttivo dei tessuti... tipico della patologia isterica »

Gli anni che seguiranno alla condanna del Sant'Uffizio del 5 luglio 1923 saranno per lui anni terribili. Accusato innocentemente, calunniato, spiato, esaminato, sempre più allontanato dalla sua gente che continua ad amarlo e cercarlo ancora di più. Visite apostoliche e inchieste e la morsa che si stringe sempre più forte. Il 3 gennaio del 1929 un altro grande dolore, la morte di Mamma Peppa che da qualche anno si era trasferita a San Giovanni Rotondo; uno strazio per lui che era profondamente legato alla sua mamma. Dall'altra parte la difesa di alcuni confratelli e superiori che lo conoscono e lo stimano e soprattutto la  battaglia ed il braccio di ferro con il Sant'Uffizio di alcuni figli spirituali, soprattutto di Emanuele Brunatto e Francesco Morcaldi che difenderanno con le unghie Padre Pio documentando le falsità delle accuse ed smascherando il clero locale e minacciando la pubblicazione di un libro con resoconto dettagliato e preciso delle loro accuse.  Nonostante la minaccia di pubblicazione del manoscritto e nonostante che le inchieste di mons. Bevilacqua del 1927 e mons. Bruno del 1928 avevano dimostrato l'infondatezza delle accuse contro il frate il Sant'Uffizio decide ugualmente di procedere contro di lui ed il prefetto card. Donato Sbarretti invia al Generale dell'Ordine dei Cappuccini il decreto con cui stabilisce che "al Padre Pio di Pietrelcina siano tolte tutte le facoltà del ministero sacerdotale eccettuata la facoltà di celebrare la Santa Messa, ma purché entro i muri del convento, privatamente, nella cappella interna, non nella chiesa pubblica".

Così il giorno 11 giugno 1931 comincia la prigionia di Padre Pio che diventa un carcerato, che non può confessare ne dirigere e neanche vedere i figli e le figlie spirituali come Cleonice Morcaldi che tanto cammino avevano condiviso con lui, ma celebra la Santa Messa di oltre in una cappella privata col solo inserviente. Si cercherà di imporre anche i trasferimento in una località del nord, ma non sarà possibile per la ribellione della gente che minaccia una sommossa popolare e presidia il convento. Sarà questa l'altra terribile prova, tanto ingiusta quanto crudele, che arrecherà al suo povero cuore immani sofferenze: ora viene privato della sua stessa vita, poter confessare e dirigere le anime. Alcuni giorni prima di morire scompariranno le stimmate e si rimargineranno le ferite del corpo: ma mai si potrà rimarginare questa ferita ancora più terribile che ha lacerato la sua anima. Solo Gesù poteva capire quanto grande fosse la sua sofferenza. A seguito di domanda di grazia del Padre Generale il 14 luglio 1933 veniva concesso al frate di poter celebrare nella chiesa del convento e di poter confessare i soli confratelli religiosi, ma restavano una serie di restrizioni. Le donne non potevano avvicinarlo se non per ricevere lacomunione dalla balaustra e la clausura era estesa alla sacrestia. Poteva ricevere solo rare e brevi visite e non confessare. Il 25 marzo 1934 riprende a confessare gli uomini e dal 12 maggio 1934 potrà confessare anche le donne. Era stato graziato, come un colpevole giustamente condannato, cosa che addolorava Brunatto e quelli che erano vicini al frate.

Seguono anni un po' meno brutti ma non cessano i sospetti. Il 2 maggio 1939 con la nomina di papa Pacelli si allenta la stretta della morsa del Sant'Uffizio. Papa Pio XII chiede infatti al Sant'Uffizio di lasciare in pace Padre Pio. Così negli anni dal 1946 al 1959 Padre Pio ha la possibilità di lavorare tanto, di confessare e dirigere tanto, confessando dalla mattina a sera per un interminabile numero di ore, forse al di là delle umane possibilità, e di portare avanti le sue due grandi opere: quella dei gruppi di preghiera che si diffondono sempre più in tutto il mondo e quella della costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza, l'ospedale che dovrà accogliere, curare e alleviare le sofferenze di quegli ammalati che tanto tanto posto  occupano nell'amabile cuore di Padre Pio ed a cui tiene in modo molto molto particolare. Ed arrivano a San Giovanni Rotondo tanti soldi in offerta da tutto il mondo per l'opera di Padre Pio, la costruzione della sua Casa Sollievo della Sofferenza. Ma nel 1958 giunge anche il caso Giuffrè, il fallimento del cosiddetto banchiere di Dio Giambattista Giuffrè fervente cristiano che restituiva il denaro prestato con interessi dal 30 al cento per cento; e così molti parroci, vescovi, superiori di conventi investirono grandi somme di denaro in modo incauto, tutti soldi persi col suo fallimento. E l'Ordine dei Cappuccini fu particolarmente colpito. Quando la Santa Sede chiese la restituzione dei soldi truffati i Cappuccini per pagare i debiti pensarono di utilizzare le ingenti somme giunte a San Giovanni Rotondo, ma Padre Pio fu fermo nell'impedirlo dicendo che quei soldi non erano i suoi. Così si fece anche altri nemici che si unirono a quelli di prima mentre ora i tempi cambiavano nuovamente, ed in peggio.

Con la morte di papa Pacelli suo protettore e l'elezione di Roncalli i nemici si rifanno avanti ed il Sant'Uffizio ricomincia la persecuzione. Ricominciano le accuse e le calunnie e si giunge persino a spiarlo ed a registrare le confessioni. Nonostante la stima espressa a voce e per iscritto dal nuovo vescovo di Manfredonia Andrea Cesarano vecchi amico di Roncalli, papa Giovanni XXIII mal consigliato da diversi altri prelati di cui aveva stima e sotto la spinta del Sant'Uffizio chiama mons Cesarano a Roma per mostrargli il dossier delle accuse. Cesarano in lacrime gli dice che si tratta di calunnie, ma papa Giovanni XXIII passa ugualmente il dossier al Sant'Uffizio che inviano mons Maccari come visitatore.La relazione sfavorevole del visitatore portò il Sant'Uffizio a decidere il 24 aprile 1961 una serie di provvedimenti in cui si stabilisce di ricondurre il frate all'osservanza della regola conventuale, si proibisce a vescovi e sacerdoti di servire alla Messa del frate, si varia ogni giorno l'orario della sua messa e si impone una durata massima di 30-40 minuti, si proibisce il culto della personalità e l'assiduità dei devoti e specialmente devote al confessionale, si obbliga al rispetto della distanza dei fedeli dal confessionale, si proibisce di ricevere le donne da solo. Sono ritornati i tempi delle restrizioni. Padre Pio apprenderà di questi nuovi provvedimenti subito dopo la partenza della statua della Madonna di Fatima da San Giovanni Rotondo. Con l'arrivo della mamma celeste si era ripreso da una grave malattia, con la partenza arrivava un'altra pesante croce.

Quando il 21 giugno 1963 sale sul soglio pontificio il card. Montini le cose cambiano di nuovo. Divenuto Paolo VI il card. Montini che stimava Padre Pio nel gennaio 1964 da ordine al card. Ottaviani segretario del Sant'Uffizio che Padre Pio svolga il suo ministero in piena libertà.

Così Padre Pio può trascorrere con maggiore tranquillità questi pochi ultimi anni che gli restano da vivere: così il 20 settembre 1968 si celebrano i 50 anni di stimmate, ma lui sta male e non può partecipare alle celebrazioni. La mattina alle 5 del 22 settembre 1968 celebra la sua ultima Messa alla fine della quale ha un collasso e viene portato via su di una sedia. Nelle immagini filmate di quella celebrazione appare chiaramente che le stimmate erano scomparse, ma questo era già accaduto da alcuni giorni prima. Più tardi si alzerà per benedire i fedeli dalla finestra alle 10,30 ed alle 18 assisterà dal suo posto sul matroneo alla Messa vespertina. Nella notte Padre Pellegrino gli terrà compagnia. Chiederà di confessarsi e poi rinnoverà l'atto di professione religiosa. Poi dirà a Padre Pellegrino che vedeva le sue due mamme.Vengono avvisati gli altri frati e chiamato il dottor Sala. Ma ormai è giunta l'ora.

Alle 2,30 del 23 settembre 1968, dolcemente, senza sussulto e senza agonia, Padre Pio lascia questo mondo, ma non per abbandonarlo. La sua preghiera, il suo amore continueranno a vivere in questo mondo non solo nel ricordo di chi lo ha conosciuto. La sua presenza continua ad essere, anche se in modo diverso ed a noi poco comprensibile, sempre vera, forte, viva , reale, concreta. Egli continua ad amare l'umanità e ad offrire se stesso per l'umanità, a soffrire con chi soffre, ad intercedere e pregare il Padre ed il Divino Maestro per tutti gli uomini. Continuano i miracoli, le guarigioni, le conversioni e le grazie. Continua a parlare ai cuori in mille modi diversi. Continua a spargere il suo profumo, a far sentire la sua voce, a trasmettere i suoi messaggi La sua missione non è finita con la sua morte. Continua in modo diverso, senza più i limiti di quella corporeità che così poco era riuscita a limitare quello spirito ricolmo dell'amore divino.

I suoi detrattori continueranno a combattere per impedire la sua canonizzazione per lungo tempo. Poi, con l'ascesa al soglio pontificio del card. Woytila tutto si sblocca ancora una volta. Il 20 marzo 1990 si da inizio al processo diocesano e viene proclamato venerabile il 21 gennaio 1990. E sarà proprio papa Giovanni Paolo II a proclamarlo Beato il 2 maggio 1999 e Santo il 16 giugno 2002 in piazza San Pietro a Roma .

 (Questo riassunto biografico attinge per gran parte a quanto riportato dal più attento ed accurato biografo di Padre Pio Renzo Allegri nel suo libro "Padre Pio un santo tra noi" ediz. Oscar Mondadori)

 

 

 

Aggiornato il: 05-03-10 .

Created  by Michele Tavaglione