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Apparizioni della Madonna a Lourdes

 

 
Immagine della Madonna nella grotta di Lourdes   Bernadette Soubirous

Prima apparizione - 11 febbraio 1858

Era passato mezzogiorno di giovedì 11 febbraio 1858, giovedì grasso, quando la quattordicenne contadina Bernadette Soubirous  a Lourdes, cittadina ai piedi dei Pirenei, era uscita con la sorella Antonietta e l'amica Giovanna a raccogliere legna,  seguendo il canale che dal mulino si congiungeva al fiume Gave e giunsero presso la grotta di Massabielle, vicino al Gave. Quì dovettero fermarsi, non potendo proseguire oltre senza attraversare il canale. Le altre due  entrarono scalze nell' acqua gelida lamentandosi per il freddo mentre Bernadette, che aveva timore di bagnarsi, avrebbe voluto gettare delle pietre per attraversare evitando così di  bagnarsi i piedi. Poi si decide ad attraversare anche lei a piedi nudi. Si era appena tolta la prima calza sente quando sente un rumore come di un colpo di vento. Si gira verso il prato, in direzione opposta alla grotta, e vede che gli alberi non si muovono. Mentre sta per togliersi l'altra calza sente nuovamente lo stesso rumore e, voltandosi verso la grotta, vede una signora vestita di bianco. Racconta Bernadette:

"Aveva un vestito bianco, un velo bianco e una cintu­ra azzurra e una rosa su ogni piede, del colore della catenella del suo rosario. Allora fui un po' impressionata. Credevo di sbagliarmi. Mi strofinai gli occhi. Guardai ancora e vidi sempre la stessa signora. Misi la mano in tasca; vi trovai il mio rosario. Volevo fare il segno della croce. Non potei arrivare con la mano fino alla fronte. La mano mi cadeva. Allora lo sbigottimento s'impadronì più fortemente di me. La mia mano tremava. Tuttavia non fuggii. La signora prese il rosario che teneva tra le mani e fece il segno della croce. Allora provai una seconda volta a farlo e potei. Appena ebbi fatto il segno di croce scomparve il grande sbigottimento che provavo. Mi misi in ginocchio. Ho recitato il rosario in presenza di quella bella signora. La visione faceva scorrere i grani del suo, ma non muoveva le labbra. Quando ebbi finito il mio rosario, mi fece segno di avvicinarmi, ma non ho osato. Allora disparve all'improvviso."

Bernadette si toglie l'altra calza e raggiunge le compagne. Chiede loro se hanno visto qualcosa, ma rispondono di no. Gli domandano cosa ha visto, ma risponde che, se loro non hanno visto nulla vuol dire che anche lei non ha visto nulla. Pensa infatti di essersi ingannata e non vuole dire alle amiche, che insistevano per sapere, cosa ha visto. Poi dopo molte insistenze rivela loro tutto facendo però promettere di non dirlo a nessuno, ma queste, appena giunte a casa, raccontano quanto era accaduto.

Riportiamo ora il racconto più completo della prima apparizione come viene fatto da Jean Baptiste Estrade come l'aveva ascoltato tante volte da lei:

La prima apparizione, come ho già detto, avvenne il giovedì grasso, 11 febbraio 1858, verso le dodici e mezzo o verso l'una; ma io mi fermo per lasciar parlare la veggente. Il racconto che segue l'ho udito dieci, venti, cento volte forse, dalla sua bocca. Spero poter riprodurlo nella sua commovente e ingenua semplicità, sforzandomi di tradurre quasi parola per parola il dialetto dei Pirenei, unica lingua che Bernardetta conoscesse. «Il giovedì grasso, faceva freddo e il tempo era nebbioso. Dopo la colazione, la mamma ci disse, rammaricata, che non c'era più legna in casa. Mia sorella Antonietta e io per farle piacere ci offrimmo di andare a raccogliere rami secchi sulla sponda del fiume. La mamma ci rispose di no, perché il tempo era troppo cattivo e perché diceva che potevamo sporgerci troppo e cadere nel Gave. Giovanna Abadie, nostra vicina e amica che curava in casa nostra un suo fratellino e che aveva voglia di venir con noi, andò a portare il fratello in casa sua e ritornò un istante dopo, dicendoci che aveva il permesso di accompagnarci. Mia madre si fece pregare ancora, poi vedendo che eravamo in tre, ci lasciò partire. Prendemmo in primo luogo la strada che conduce al cimitero, a fianco alla quale scaricano legna e dove si trovano a intervalli dei trucioli abbondanti. Quel giorno non trovammo nulla. Discendemmo la costa che conduce al Gave, e arrivate al Ponte Vecchio, ci domandammo se dovevamo andare verso l'alto o verso il basso del fiume. Decidemmo di andare verso il basso, e prendendo la strada della foresta, arrivammo alla Merlasse. Entrammo nel prato del Sig. La Fitte passando davanti al mulino Savy. Giunte all'estremità del prato, quasi in faccia alla Grotta di Massabielle, fummo fermate dal canale del mulino, davanti al quale eravamo appena passate. Le acque del canale non erano grosse, perché il mulino era fermo, ma erano fredde e da parte mia avevo paura di entrarvi. Giovanna Abadie e mia sorella, meno paurose di me, presero nelle mani le loro zoccole e attraversarono il ruscello. Quando furono dall'altra parte, quelle birbe si misero a gridare per il freddo e si chinarono su se stesse per riscaldare i piedi. Tutto questo aumentava il mio timore e capivo che se entravo in acqua, la mia asma avrebbe ripreso a tormentarmi. Allora pregai Giovanna Abadie, che era più grande e più forte di me, di venire a trasportarmi sulle sue spalle. "Oh, proprio no! - rispose Giovanna - non sei che una svenevole e una noiosa; se non vuoi attraversare, resta dove sei. Quelle birbe, dopo aver raccolto qualche pezzo di legno sotto la Grotta, disparvero lungo il Gave. Quando fui sola, gettai qualche sasso nel letto del fiume per appoggiarvi i piedi, ma non servì a nulla. Dovetti allora decidermi a togliermi le zoccole e attraversare il canale, come avevano fatto Giovanna e mia sorella. Avevo appena incominciato a togliermi la calza, quando tutto a un tratto avvertii un gran rumore simile a un colpo di tuono. Guardai a destra, a sinistra e sugli alberi della sponda, ma niente si muoveva; pensai d'essermi ingannata. Continuai a scalzarmi, allorché un nuovo rumore, simile al primo, si fece di nuovo intendere

. Oh! Allora ebbi paura e mi alzai in piedi. Non avevo più parola e non sapevo che cosa pensare, quando girando la testa verso la Grotta, vidi in una delle aperture della roccia soltanto un cespuglio agitarsi come se ci fosse un forte vento. Quasi al medesimo tempo uscì dall'interno della Grotta una nube color oro; poco dopo, una Signora giovane e bella, soprattutto bella, come non ne avevo mai visto, venne a collocarsi all'ingresso dell'ogiva, sopra il cespuglio. Subito mi guardò, mi sorrise, e mi fece segno di avanzare, come se fosse stata la mia mamma. La paura mi era passata, ma mi sembrava di non saper più dove fossi. Mi stropicciai gli occhi, li chiusi, li apersi; ma la Signora era sempre là, che continuava a sorridermi e a farmi capire che non mi ingannavo. Senza rendermi conto di ciò che facevo, presi il rosario dalla tasca e mi misi in ginocchio. La Signora approvò con un cenno del capo e prese fra le dita la corona del rosario che teneva sul braccio destro. Quando volli iniziare la recita del rosario e portare la mano alla fronte, il mio braccio restò come paralizzato e solamente dopo che la Signora si fu segnata potei fare anch'io come lei. La Signora mi lasciò pregare da sola; faceva si passare fra le dita i grani della corona, ma non parlava; soltanto alla fine di ogni decina s'accompagnava con me nel dire: Gloria Patri, et Filio, et Spiritui Sancto. Quando il rosario fu recitato, la Signora rientrò all'interno della roccia e la nube d'oro disparve con lei».

Accadeva raramente che la gente non fermasse a questo punto la veggente per chiedere la descrizione dettagliata della misteriosa Signora ed ecco quanto rispondeva:

«Ha l'aspetto di una giovane di sedici o diciassette anni. E vestita di bianco, con una fascia azzurra che scende lungo l'abito. Porta sulla testa un velo ugualmente bianco, che lascia scorgere appena i suoi capelli e ricade all'indietro fino al di sotto della fascia. I piedi sono nudi, ma coperti dalle ultime pieghe dell'abito, eccetto all'estremità dove brilla su ciascuno di essi una rosa d'oro. Porta sul braccio un rosario dai grani bianchi, legati da una catenella d'oro lucente, come le due rose dei piedi».

Bernardetta continuava subito la sua narrazione:

«Dopo che la Signora disparve, Giovanna Abadie e mia sorella tornarono alla Grotta e mi trovarono in ginocchio allo stesso posto dove mi avevano lasciata. Mi schernirono e mi trattarono da imbecille, da bigotta e mi chiesero se volevo andare con loro. In quel momento non ebbi alcuna esitazione a entrare nel ruscello e sentii l'acqua tiepida come quella usata per lavare le stoviglie. Non avete poi tanto da strillare - dissi io a Giovanna e a Maria, asciugandomi i piedi; - l'acqua del ruscello non è poi così fredda come sembravate far credere!". "Sei davvero fortunata di non trovarla fredda; per noi essa ha prodotto un effetto ben diverso". Legammo in tre fasci i rami e i pezzi di tronco che le mie compagne avevano portato, salimmo poi il declivio di Massabielle e andammo a raggiungere il sentiero della foresta. Mentre ci avanzavamo verso la borgata, domandai a Giovanna e a Maria se non avevano notato nulla alla Grotta. "No, - risposero. - Ma perché ci fai questa domanda?" "Oh! allora, niente! " dissi loro con indifferenza. Tuttavia, prima di arrivare a casa, parlai a mia sorella Maria delle cose straordinarie che mi erano capitate alla Grotta e le raccomandai di custodire il segreto. Per tutto il resto del giorno, l'immagine della Signora restò nel mio spirito. La sera, recitando la preghiera in famiglia, mi commossi e mi misi a piangere. "Che cos'hai?" mi chiese la mamma. Maria si affrettò a rispondere per me e io fui costretta a dare, a mia volta, spiegazioni sul fatto meraviglioso della giornata. "Sono illusioni - replicò la mamma; - bisogna scacciare tutte queste idee dalla testa e soprattutto non tornare più a Massabielle". Andammo a letto, ma non potei dormire. La figura così buona e così graziosa della Signora mi tornava senza posa alla memoria e avevo un bel ricordarmi di quanto m'aveva detto mia madre, non potevo convincermi di essermi ingannata».

Bernardetta raccontava tutto questo con tanta ingenuità che quanti l'ascoltavano, dopo averla sentita, non potevano fare a meno di concludere; Questa ragazza ha detto il vero.

 

 

 

 

 

 

 

Grotta di Lourdes Bernadette Soubirous Santuario di Lourdes

 

 

Bernadette Soubirous

Bernardette Soubirous o meglio Marie Bernarde Soubiroux, qual'era il suo vero nome, era nata a Lourdes, paesino ai piedi dei Pirenei, il 7 gennaio del 1884

Muore, dopo un lungo periodo di grandi sofferenze, nel convento di Nevers 16 il aprile 1879.

Il suo corpo, conservato in una cappella presso il convento di Nevers,  è rimasto miracolosamente incorrotto. Si tratta di un vero prodigio non tanto perché è rimasto incorrotto dopo la morte, fenomeno che si riscontra  in diversi casi sia santi e beati che di gente comune, quanto per l'eccezionalità dello stato di conservazione. E' infatti considerato dagli esperti uno tra i corpi meglio conservati in assoluto, e sembra quasi che il tempo non abbia fatto il suo corso e che si tratti di un corpo di persona da poco morta.

 

 

 
Corpo incorrotto di Bernadette Soubirous a Nevers   Bernadette Soubirous

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